Arianna ha detto no!
Arianna è una tatuatrice che si è rifiutata di eseguire lo yant Ha Taew, le cinque linee, come le ha richiesto un cliente.
Ormai tutto era pronto: il cliente era lì, sul ripiano di lavoro era già stato steso il telino sopra il quale giacevano lo stencil delle 5 linee prese da internet, la vasellina, la coppetta dell’inchiostro e tutto il resto, eppure, ad Arianna quel giorno qualcosa non tornava, qualcosa da dentro le ha impedito di procedere.
“Metto i guanti, entro dentro, ritaglio lo stencil e iniziamo a parlare”. Intanto che cercava di capire la natura della sua titubanza Arianna ha temporeggiato un po’ senza dare troppi segni di disagio. Conversando, il cliente spiega che quello sarebbe stato il suo primo tatuaggio lasciando trapelare di non avere un’idea ben chiara di cosa rappresentassero quelle cinque stringhe di testo. Arianna si è bloccata. “Li mi è sceso un fulmine, cazzo non posso farlo!”, “ho sentito che non dovevo essere io a fare un tatuaggio del genere”. Quando si è resa conto che nemmeno il suo cliente sapeva cosa stava per fare, quale fosse il significato dei kata (che cosa siano!) e cosa questi veicolino, Arianna ha mostrato il suo vero volto, “Ho cambiato idea, non te lo posso più fare!”.

A quel no secco, deciso, e senza margini di contrattazione sono seguiti alcuni momenti di imbarazzo. Mentre il cliente incredulo cercava di capire le ragioni del rifiuto, la mente e il cuore di Arianna venivano attraversati da un fiume di sentimenti ed emozioni che la riportavano con forza quando ha ricevuto il suo primo autentico Sak Yant nel corso dei nostri incontri di dicembre 2017 con Ajarn Jay.

Arianna ha detto no “perché ho provato questa esperienza sulla mia pelle e credo che vada vissuta totalmente, per quella che dev’essere, così come l’ho vissuta io. Per me è stata una roba incredibile, io non pensavo poi che sarebbe stata così intensa”.
– Ma per spiegare il tuo rifiuto gli hai raccontato la tua esperienza?
– Certo. Quando ho rifiutato lui è rimasto perplesso, e mi ha chiesto il perché, così gli ho raccontato che cosa mi ha trasmesso fare quel tatuaggio in quel modo e gliel’ho consigliato.
Ma le parole, come spessissimo scriviamo anche noi nei nostri articoli o nei post sui social, non bastano. Stavolta la voce di chi lo racconta è quella di una di voi. Secondo Arianna, raccontare la sua esperienza “non è così semplice da spiegare” e ammette che tutte le sue parole potrebbero non essere sufficienti nel descrivere che cosa succeda durante un rituale di Sak Yant. “Lo senti e basta, come si fa a dirlo a parole? […] è stato talmente forte che a un certo punto mi sono messa a piangere”.
Così con un po’ di amaro in bocca il cliente ha ringraziato Arianna per la sua onestà, per avergli spiegato che quello che avrebbe fatto sarebbe stato un fake e che quel disegno banalmente scaricato dai risultati di Google immagini avrebbe potuto anche essere errato (vedi il nostro articolo sui falsi Sak Yant).
Assumendosi tutte le sue responsabilità, la nostra amica ha anteposto l’etica di una vera artista alla mercificazione dell’accondiscendenza: “ho preferito non portarmi a casa la pagnotta ma fare una cosa che ritenevo giusta”. Con questo gesto di rispetto nei confronti di una tradizione millenaria come quella del Sak Yant che va ben oltre il semplice segno sulla pelle, Arianna ha dimostrato un’integrità e una caratura morale degna di una vera professionista. Aver anteposto l’etica al lucro, per quanto ci riguarda, le ha fatto guadagnare quella credibilità dei tatuatori con la “T” maiuscola. Professionisti, grandi artisti, capaci di interpretare qualsiasi segmento artistico con rispetto e cognizione di causa.
Potete scoprire di più su Arianna Soma e i suoi lavori visitando la pagina Facebook del Moon Tattoo Studio .