Sak Yant Italia, la community italiana del Sak Yant

17 Feb 2019

Questa che stai per leggere è la storia di Sak Yant Italia da quando ancora non esisteva ad oggi che anche tu ne fai parte.

Circa quattordici anni fa eravamo tre amici con un libro sul Sak Yant preso in Tailandia. Tre anni fa siamo diventati cinque. Poi è arrivato lo spazio sui social network e con esso i suoi follower. Questi sono diventati una community virtuale, poi è nata una comunità di persone e amici in carne ed ossa a cui appartengono anche coloro che ci ospitano nei propri studi di tatuaggi permettendoci di realizzare i nostri incontri. L’insieme di tutte queste facce della stessa medaglia oggi lo chiamiamo “La Community di Sak Yant Italia”.

Sak Yant Italia oggi sembra avere più volti e più connotazioni. Siamo una comunità, un insieme di persone unite tra di loro da rapporti di diversa natura. A questa comunità potremo dire che vi appartengono tutti coloro che hanno partecipato e che partecipano attivamente agli incontri con gli Ajarn che si recano nel nostro paese per condividere con noi il proprio sapere e la propria tradizione secolare. Siamo una community, ovvero un gruppo di utenti di Internet uniti sotto un interesse comune. Quest’altra faccia di Sak Yant Italia è costituita da tutti coloro che contribuiscono quotidianamente alla nostra vita comunicativa di divulgazione, di confronto e di crescita attraverso il web. Ciascun like, ogni condivisione e ogni commento contribuisce a far vivere la nostra passione giorno dopo giorno.

All’inizio quello che volevamo realizzare come “gruppetto di amici” era solamente ritrovare altri appassionati di tatuaggio tailandese, riunirli ed organizzare un evento per portare in Italia l’autentico Sak Yant, quello rituale, quello battuto a mano dai veri maestri tailandesi.

Prima dell’organizzazione del primo evento vi era una separazione netta in termini di ruoli tra organizzatori e partecipanti, poi questo equilibrio cambiò inaspettatamente già nel corso della prima serie di incontri.

“Quando deve tornare” ci chiedevate, dando per scontato che l’Ajarn avesse l’impegno di dover tornare in Italia. Questa domanda che ricevemmo centinaia di volte ci trovò parecchio impreparati e la sua risposta rappresentò il rovesciamento dei ruoli. Non eravamo più noi dello staff a organizzare a piacimento degli incontri ma era la community a decidere che cosa volesse fare, ovvero continuare un percorso che era iniziato senza prevederlo.

Per quei pochi amici che oggi conoscete come “lo staff” la questione iniziava a farsi più complessa del previsto tra l’assumersi questo impegno e le prime perplessità su come si sarebbe potuto mantenere un livello di autenticità tale da non creare alcun conflitto di coscienza a nessuno.

Tra la nostra buona fede e il livello di novità che il Sak Yant costituiva in Italia, la nostra community si compose inizialmente di appassionati ed entusiasti che effettivamente, per via della straordinarietà del singolo evento (quella che doveva essere l’unica serie di incontri mai organizzata in Italia), vivevano questa cultura con una coscienza molto giovane rispetto alla maturità della tradizione tailandese.

Così tra appassionati e curiosi la nostra iniziativa culturale ha cominciato ad aver dei volti.

Dando per scontato che tutti i partecipanti ai nostri incontri fossero interessati a questa cultura e che quindi avessero una conoscenza di base del Sak Yant (come rituale) e dei Sak Yant, intesi come dei tatuaggi con delle proprietà precise, non si erano resi necessari dei criteri di accesso agli appuntamenti per garantire il mantenimento dell’autenticità del nostro movimento appena nato.

Dopo il primo evento la nostra piccola community attrasse a se tantissimi altri amici e tra nuovi interessati e veri appassionati, finalmente il desiderio di incontrare persone con cui scambiare conoscenze sui Sak Yant sembrava realizzarsi nuovamente.

Nel corso del nostro secondo evento però l’impronta di serietà che avevamo immaginato per la prima community italiana del Sak Yant sembrò essere stata concepita in maniera forse troppo naif. La nostra buona fede unita al crescente interesse che il tatuaggio tailandese stava riscuotendo portarono verso Sak Yant Italia diverse persone maggiormente attratte dal fascino dei tatuaggi di Angelina Jolie piuttosto che dalla loro storia e dal loro vero valore. Furono alcuni episodi di “incomprensione” che videro protagonisti alcuni Luksit (gli studenti/coloro che ricevono il Sak yant) italiani nei confronti dei nostri Ajarn a far scattare quel campanello d’allarme che sottovalutammo nel corso dell’unico incidente diplomatico incorso nel nostro primo evento.

Come community eravamo cresciuti sia di numero sia nella consapevolezza di quello che facevamo. C’era chi aveva partecipato a entrambi gli eventi e chi appena entrato già arrivava preparato chiedendo il consenso al Maestro per ricevere degli yant specifici per delle esigenze precise, richieste frutto di ricerche e studio approfondito. Con essi, in bassissima percentuale, vi era anche chi approfittava dell’occasione per aggiudicarsi quel vezzo esotico altrimenti difficile da avere.

In quel preciso momento di crescita ci rendemmo conto che l’autenticità della community di Sak Yant Italia sarebbe dipesa dalle modalità di accesso agli eventi che avremmo potuto organizzare in futuro. Così dopo un breve ma fermo esame di coscienza decidemmo di stabilire delle condizioni precise alla partecipazione delle attività basate su dei criteri di consapevolezza e integrità morale.

Questa decisione scaturì in buona parte anche da un altro fatto che contemporaneamente condizionò parecchio la nostra organizzazione: il becero tentativo di copia da parte di persone che vedendo solo la superficie del nostro operato, supposero di poter sfruttare l’onda della “moda del Sak Yant” senza considerare invece la reale profondità che stava maturando l’intera comunità italiana. – Ovviamente questo tentativo fallì ridicolosamente ancora prima di cominciare.

Allora noi della redazione iniziammo a produrre una serie di post molto specifici su quale fosse l’atteggiamento tradizionale che i devoti thai assumono nei confronti del tatuaggio occulto. Scrissimo anche diversi articoli a tema sul nostro blog tra cui l’antipatico e particolarmente anticommerciale articolo “Il Sak Yant non è per tutti” (il cui titolo originale era “Il Sak Yant non fa te!”).

Così quella campagna di dissuasione (assolutamente anti-social!) che sulla carta risultava la cosa più sbagliata da fare per un’iniziativa culturale non particolarmente popolare si rivelò invece molto apprezzata e supportata da tantissimi membri della nostra community. Sembrava incredibile, anche se conoscevamo già la posizione di tanti amici e amiche incontrati di persona non potevamo prevedere la reazione, che fu positiva, di migliaia di altri membri della community. Ma la prova finale sarebbe stata il momento delle prenotazioni del nostro evento di novembre 2018.

Organizzammo quella serie di incontri in risposta alla messa in scena di chi, puntando su ciò che credeva una moda su cui speculare, tentò di rendere accessibile il Sak Yant a chiunque e incondizionatamente. La nostra presa di posizione, che rappresentava anche la risposta a quei piccoli incidenti diplomatici a cui non avremmo più desiderato assistere, venne testata a prenotazioni aperte quando iniziarono a fioccare i “no”, i rifiuti e le cancellazioni di tutte le richieste superficiali o presuntuose. Con le prenotazioni che accettammo siamo riusciti a fare il nostro evento più vasto, su tre tappe, incontrando esclusivamente persone pienamente consapevoli di ciò che facevano.

Fu un autentico successo morale per tutta La Community!

Per contrastare un tentativo di commercializzazione del Sak Yant, nel nostro piccolo, noi della redazione siamo andati nella direzione opposta e per garantirsi la propria autenticità, la nostra community ha approvato questo spirito di conservazione dando prova di grande maturità.

Oggi gli appartenenti alla nostra community riconoscono il valore degli Ajarn che ospitiamo e ne rispettano profondamente sia la figura che il ruolo che ricoprono. Chi ci scrive e poi partecipa agli incontri sa in che modo porsi nei confronti di questa tradizione, conosce gli yant ed è in grado di formulare delle richieste mature e consapevoli quanto quelle dei Luksit thai più tradizionalisti.

Questo è un vanto per tutti quanti noi e anche se siamo coscienti che nella società di oggi non sono i valori a far andare avanti il mondo, noi continuiamo a preferire l’autenticità al coro di chi dice che si deve piacere a tutti.