Il tesoro yantra del museo di arte siamese Stefano Cardu
Nel cuore della città di Cagliari, all’interno dell’area museale “La cittadella dei musei” vi è una piccola area espositiva la cui rilevanza culturale è inversamente proporzionale alle sue dimensioni fisiche. Si tratta del Museo di arte siamese Stefano Cardu, un’esposizione unica in Italia e tra le poche al mondo così ricca di opere siamesi.
In occasione del centenario ricorso l’anno scorso dell’esposizione permanente, inaugurata come tale nel 1918, abbiamo deciso di portarvi alla scoperta di un tesoro di arte yantra di grande interesse per il panorama globale del Sak Yant.
La nostra visita del 30 dicembre 2018 voleva essere il regalo di fine anno per tutti coloro che appartengono alla community di Sak Yant Italia, ma prima di mostrarvi quello che vi abbiamo anticipato sui nostri canali social, è doveroso rendere omaggio a colui che per primo nel nostro paese ha intrapreso un’iniziativa culturale analoga alla nostra, condividendo con i propri concittadini tutto il fascino e il mistero di una cultura lontana, esotica e tutt’oggi accessibile a pochi. Il suo nome era Stefano Cardu.
Quella che vi raccontiamo è una storia d’altri tempi, l’avventura straordinaria di un esploratore che seguendo il suo cuore ha potuto scoprire il proprio destino, ovvero, entrare nella storia come il primo italiano ad essersi stanziato nell’antico Regno del Siam, l’attuale Tailandia, realizzandosi come progettista e costruttore accreditato dalla stessa famiglia reale guidata da Re Rama V.
Nato a Cagliari nel 1849 da una famiglia di artigiani, Cardu interruppe gli studi nautici attirato dal richiamo di quello stesso mare che circondava la sua isola e che gli prometteva un mondo tutto da scoprire, fatto di avventure, leggende e paesi esotici.
Correva l’anno 1874 quando dopo dieci anni di navigazione una violenta tempesta fece naufragare il giovane avventuriero cagliaritano nel Siam, il paese che chiamò casa sino al millenovecento quando fece rientro in Europa. Nel trentennio che trascorse in Siam, Cardu cominciò la sua prestigiosa carriera di costruttore facendo la gavetta fino a ritagliarsi una posizione di gran rilievo nella borghesia siamese. Tra gli edifici più importanti della Capitale, al nostro avventuriero furono commissionate le costruzioni del Palazzo del Principe Chaturonratatsami (1879), del Royal Military College e dell’Hotel Oriental (1890).
Nel 1914 con una lettera al sindaco di Cagliari, Cardu decise di regalare alla sua città natale la sua eccezionale collezione di manufatti raccolti nel corso dei suoi anni trascorsi in estremo oriente composta da oltre milletrecento pezzi.
Quella che vi raccontiamo è una storia d’altri tempi, l’avventura straordinaria di un esploratore che seguendo il suo cuore ha potuto scoprire il proprio destino, ovvero, entrare nella storia come il primo italiano ad essersi stanziato nell’antico Regno del Siam, l’attuale Tailandia, realizzandosi come progettista e costruttore accreditato dalla stessa famiglia reale guidata da Re Rama V.
Nato a Cagliari nel 1849 da una famiglia di artigiani, Cardu interruppe gli studi nautici attirato dal richiamo di quello stesso mare che circondava la sua isola e che gli prometteva un mondo tutto da scoprire, fatto di avventure, leggende e paesi esotici.
Correva l’anno 1874 quando dopo dieci anni di navigazione una violenta tempesta fece naufragare il giovane avventuriero cagliaritano nel Siam, il paese che chiamò casa sino al millenovecento quando fece rientro in Europa. Nel trentennio che trascorse in Siam, Cardu cominciò la sua prestigiosa carriera di costruttore facendo la gavetta fino a ritagliarsi una posizione di gran rilievo nella borghesia siamese. Tra gli edifici più importanti della Capitale, al nostro avventuriero furono commissionate le costruzioni del Palazzo del Principe Chaturonratatsami (1879), del Royal Military College e dell’Hotel Oriental (1890).
Nel 1914 con una lettera al sindaco di Cagliari, Cardu decise di regalare alla sua città natale la sua eccezionale collezione di manufatti raccolti nel corso dei suoi anni trascorsi in estremo oriente composta da oltre milletrecento pezzi.
Tra i suoi reperti vi sono delle lance di stato, le lance da parata della guardia reale siamese, delle statue di Buddha, delle antiche tempere su carta raffiguranti alcune scene del Ramakien, l’adorato poema epico tailandese e tanto altro.
È ovviamente comprensibile che non si possano conoscere nel dettaglio materie di questo genere in quanto estremamente specifiche e di difficile accesso. Così, in pieno spirito carduniano, noi di Sak Yant Italia ci siamo proposti di collaborare al progetto di rinnovamento didascalico in programma dal Museo di arte siamese, offrendo a titolo gratuito tutte le nostre risorse culturali e di far intervenire direttamente Ajarn Jay nell’opera di traduzione e di descrizione degli yant contenuti in quel prezioso manufatto.
Alla luce della straordinaria storia del famoso avventuriero/costruttore Stefano Cardu e alla mano che abbiamo teso alla pubblica amministrazione che gestisce il Museo di arte siamese, ci permettiamo una piccola associazione che ci sorge spontanea: come sanno tutti i membri della community Sak Yant Italia, la mission della nostra iniziativa è la costruzione di un ponte culturale che avvicini il nostro paese alla cultura del Sak Yant e la condivisione è il nostro credo. Stefano Cardu è stato un precursore della filosofia della condivisione e per quanto possa valere, per noi lui sarà colui che prima di tutti ha gettato le basi di questa costruzione senza tempo e senza spazio.
L’immagine ritraente Stefano Cardu proviene da: https://it.wikipedia.org/wiki/Stefano_Cardu